Modelli e punizioni per l’educazione dei più piccoli
Fornire un buono modello familiare, insegnare il rispetto delle regole fin da piccoli, premiare i comportamenti positivi e, soprattutto, insegnare ai figli a essere autonomi.
È la ricetta degli specialisti destinata a genitori alle prese con pianti e capricci di bambini che non vogliono andare a scuola, compiti a casa e prole un po’ esuberante.
<< Se non s’insegna il rispetto delle regole, se non si pongono dei limiti anche in casa, è difficile immaginare che a scuola il bambino sia ubbidiente e in grado di adattarsi all’ambiente scolastico>>, spiega Alda Troncone, ricercatrice in psicologia clinica presso il dipartimento di psicologia della Seconda Università di Napoli.
Il primo passo è un modello positivo. Il bambino apprende anche dal comportamento dei genitori. Se gli adulti sono i primi a non rispettare le regole, il bambino non riuscirà ad adattarsi a un contesto dove non tutto è permesso, come il mondo della scuola.
<<Se i più piccoli osservano in casa dei comportamenti scorretti o assistono a condotte contraddittorie, sarà molto più faticoso per loro diventare bambini diligenti e sarà poco probabile che la punizione avrà un effetto positivo. Perché il concetto di privazione o di castigo può rappresentare una buona strategia.
<<Accanto, però, a dei comportamenti premiali da attivare quando il bambino raggiunge buoni risultati in classe o in casa è diligente>>, spiega la specialista.
Senza mai perdere di vista l’obiettivo principale dei genitori: <<Rendere i figli autonomi>>.
Bisogna modulare la presenza dei genitori accanto al bambino anche durante lo studio: monitorarlo, ma “a distanza”, senza mai invadere la sua personalità e sfera psicologica. Come? <<Seguirlo per i primi tempi, verificare che il bambino abbia un giusto approccio allo studio, non abbia degli intoppi e renderlo piano piano, progressivamente, autonomo>>, dice. Mai “invadere” la personalità dei figli: è un comportamento errato, dannoso per la crescita psicologica.
Per quanto riguarda i più grandi l’abilità dei genitori è seguirli con discrezione nell’uso di internet.
<<Non si può impedire a un adolescente di usare una tecnologia che gli servirà in futuro nello studio e nel lavoro. Però – aggiunge – è opportuno non lasciarli soli davanti al monitor>>.
Padri promossi a metà, invece. O meglio in cerca di un nuovo ruolo.
<<La società si è spostata da una figura paterna affettivamente distante, ma con un ruolo e dei compiti ben definiti, a un padre che ancora non ha individuato stabilmente luoghi e funzioni nuove in cui affiancare il suolo materno>>.